Mantenere il peso - Dietologia_tv

Vai ai contenuti
“E’ possibile ridurre e mantenere il peso?”
Questa che segue è una notizia positiva ed entusiasmante.
Negli ultimi anni alcuni medici hanno battuto strade inusuali, difficili ma alla resa dei conti si sono rivelate geniali.
I pilastri sono:
 
-         Ridurre la sedentarietà che, nel nostro paese interessa circa il 40% della popolazione (tra le donne è il 44%): una sana e tranquilla camminata di almeno 20 minuti tutti i giorni, da sola, in un anno ridurrebbe il peso di circa tre chili.
Come ogni intervento nella lotta a questa patologia, sulla carta, sembra infallibile ma il problema è rompere abitudini inveterate da decenni. L’errore che la maggioranza delle persone commette è seguire la logica: 45’o un’ora di attività fisica in palestra o pari tempo di corsa tre, anche quattro volte la settimana!
Suggerimenti saggi, per carità ma che il soggetto sovrappeso si guarderà bene dal mettere in pratica, altrimenti non avrebbe bisogno di una terapia dimagrante!
L’attività motoria va svolta poco ma tutti i giorni: “Elementare Watson!” ma è necessario che il terapeuta sappia proporlo con abilità comunicative non comuni e convinca il paziente-sedentario-cronico ad iniziare.
-         Il medico specialista e con decenni di pratica e studio alle spalle deve lottare contro pregiudizi, comodità e convincere le persone:  questo è l’intervento sanitario più faticoso che esista!
Basti pensare alla lotta al fumo, all’alcol, alle sostanze stupefacenti e al gioco d’azzardo, tutti minati da successi momentanei che poi si riducono miseramente.
Non per niente molti terapeuti più di 20 anni fa facemmo nostro il modello della “continous care” di una patologia così complessa che sembra irrisolvibile: incontrare il terapeuta una volta al mese è fallimentare e non favorisce la formazione della relazione terapeutica, condizione indispensabile per attuare il cambiamento.
In altre parole si deve curare l’eccesso di peso come si cura l’ipertensione, il diabete e tutte le altre patologie croniche: continui contatti terapeutici ravvicinati, sine die.
-         Siamo difronte ad una patologia del comportamento: il paziente dovrebbe rivedere il suo stile alimentare sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo ma non ci riesce.
Eppure da 50 anni la medicina si disinteressa di questo aspetto e si vuole risolvere il problema con interventi di facciata, facendo affidamento sulla capacità della persona sovrappeso di resistere agli stimoli ambientali ed edonistici seguendo un pezzo di carta con alimenti e quantità.
Ecco la spiegazione degli insuccessi: ci si limita a consegnare al paziente una lista di cibi e di quantità, la dieta, nell’illusione che questo modifichi abitudini inveterate e sostenute dalla società moderna.
L’intervento deve essere più incisivo e non solo di facciata: gli enormi insuccessi terapeutici sono sotto gli occhi di tutti.  Spesso ci si dimentica che la patologia è multifattoriale (abbiamo elencato 10 cause), cronica ed in continuo aumento: alla lunga il provvedimento è deludente per le difficoltà ad aderire alle regole, proibizioni, logiche ma di difficile attuazione per l’inevitabile resistenza al cambiamento.
-         L’intervento più accreditato è la Terapia cognitivo comportamentale, ove il paziente non è il mero esecutore di indicazioni e proibizioni del medico ma si prende carico del suo problema grazie ad un continuo supporto psico-nutrizionale che lo coinvolge in prima persona.   
Purtroppo, come già accennato, l’intervento più utilizzato e meno redditizio perché gravato da un numero di insuccessi elevatissimo è la consegna di una dieta.
In teoria  è un regime alimentare atto a favorire la riduzione del peso corporeo fornendo all’organismo un numero di calorie inferiori al suo fabbisogno ma purtroppo la maggior parte degli aspiranti magri dopo pochi giorni comincia ad attuare delle sostituzioni, deroga alle regole, si sente in colpa, arrabbiato con se stesso e col sanitario per averlo ridotto alla fame ed abbandona la dieta come le altre dieci occasioni precedenti.  
La terapia cognitivo comportamentale non ha nulla a che vedere con la dieta.
Medici che si facciano carico di questa terapia innovativa sono un numero estremamente esiguo: sono necessarie capacità comunicative superiori alla media, conoscere la retorica, l’uso e la rielaborazione delle domande, empatia e saper accettare gli insuccessi nonostante lo sforzo profuso.
Ma questa è un’altra storia.
Fin dall’inizio bisogna lavorare con l’obiettivo di mantenere nel tempo il peso raggiunto perché la ricaduta, cioè il ricupero del peso perso è, a tutt’oggi, molto frequente.
-         Tutti suggerimenti sacrosanti, per carità ma una cosa è consigliare al paziente le suddette istruzioni, molto più difficile convincerlo a metterle in pratica: è questo il nocciolo del problema.
 I consigli forniti in questo sito devono essere intesi semplicemente come suggerimenti di comportamento e non sostituiscono la visita medica
Cookie  policy
Torna ai contenuti